Armi
Le Armi

Nell’insieme delle collezioni della Fondazione d’Arco è custodito anche un gruppo di armi antiche, una sessantina di pezzi in totale, che sono quello che resta di una importante sala d’armi, dispersa nel passato. Il gruppo è costituito da una ventina di armi bianche giapponesi e da una quarantina di armi bianche e da fuoco occidentali di varie epoche. Delle armi giapponesi citiamo alcune armi in asta, tradizionali esemplari delle lance “Yari” del periodo che va dal XVII al XIX secolo, tra le quali tre “Naginata”, che fu detta arma delle donne, due coppie di lance tra le più diffuse del periodo “Tokugawa” le “Magari-Yari” a forma di croce, e due coppie di armi corte “daisho”, costituite da “Katana” e “Wakizashi” complete del classico “Kozuka”, lo stiletto inserito nel fodero. Delle armi occidentali la più antica è una “Ronca” o “Roncone” (primi del secolo XVI). Di circa cento anni più giovane, fine del secolo XVI, è la lama di fabbricazione bresciana che sui due gusci reca inciso “Sandrinus Scaschus”, che era uno degli pseudonimi usati dallo spadaio Giovanni Scacchi Sandri di Brescia. Sempre degli ultimi decenni del secolo XVI sono classificabili le sette pezze difensive: i resti di un elmo, un pettorale, tre pezzi di scarsellone a lame, un mezzo bracciale ed un manichino con manopola a cinque lamine. Interessante è la balestra a pallottole da sala. Solo sei sono le armi da fuoco: una coppia di pistoletti bresciani, due pistole con acciarino a pietra detto “a focile” e da una coppia di pistole del tipo “alla balcanica”.
Nella scheda di ogni strumento è riportata la sigla del compilatore (per le sigle vedi pagina "Progetto - Credits")